RACCOMANDAZIONI FINALI

A conclusione del progetto SOCIAL GREEN DEAL, il partenariato di progetto esprime le seguenti raccomandazioni indirizzate alle Istituzioni dell’Unione Europea tese al pieno conseguimento degli obiettivi del pacchetto Fit for 55% e della Legge europea per il clima attraverso una transizione socialmente giusta, evitando impatti sociali e occupazionale negativi, che non lasci nessuna persona e nessun territorio indietro, e che avvenga nei tempi indicati dalla scienza per rispettare l’obiettivo di contenere l’incremento medio della temperatura globale entro 1,5°C. L’approccio di libero mercato finora perseguito a livello europeo ha dimostrato di non essere la strada giusta per affrontare gli impegni e garantire una giusta transizione. A questo scopo i partner del progetto Social Green Deal chiedono alle istituzioni europee di:

 

  • adottare un nuovo quadro giuridicamente vincolante e una nuova direttiva sulla Giusta Transizione nell’ambito degli orientamenti dell’OIL per affrontare in modo olistico le sfide del clima e delle transizioni digitali, da poter applicare a tutti i settori e posti di lavoro che sono o saranno investiti dalla transizione, compresi l’industria manifatturiera, l’agricoltura, l’edilizia, il turismo, ecc.;
  • incrementare le risorse del Fondo per la Giusta Transizione e rivedere il meccanismo di regolamentazione dello stesso affinché tale strumento possa essere utilizzato per accompagnare la transizione in tutti i settori produttivi e in tutti i territori che dovranno affrontare le transizioni ambientali e digitali;
  • incrementare le risorse del Fondo Sociale per il clima per garantire agli Stati membri di affrontare la questione della povertà energetica, con interventi strutturali di efficientamento energetico e autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, garantire l’accesso alla mobilità sostenibile e a servizi pubblici di qualità per tutti;
  • sviluppare uno strumento di investimento permanente dell’UE per garantire che gli investimenti adeguati e necessari in materia di clima, digitale e dimensione sociale siano promossi, garantiti e sostenibili a lungo termine, superando i vincoli delle regole della governance economica europea;
  • riformare le norme sugli aiuti di Stato per consentire di raggiungere gli obiettivi climatici, promuovendo al contempo posti di lavoro di qualità.
  • Promuovere una regolamentazione europea o una direttiva per le imposte progressive sui redditi più alti, sulle imposte sul capitale e sulla lotta contro l’evasione fiscale.
  • Assumere un ruolo forte degli Stati e dell’Unione Europea in economia anche promuovendo la proprietà pubblica e la gestione democratica di settori strategici come l’energia e i trasporti e la creazione diretta di posti di lavoro per garantire che la transizione avvenga in modo equo rispetto alle dimensioni e alla velocità richiesta, proteggendo al contempo i lavoratori.
  • adottare un quadro di regole per l’eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi, in particolare dei sussidi alle fonti fossili e per orientare le risorse recuperate per investimenti pubblici per la decarbonizzazione, misure di giusta transizione, sostegno all’occupazione e ai redditi, sostegni alle imprese con condizionalità climatico/ambientali e sociali, potenziamento del trasporto pubblico locale, ecc.
  • inserire misure e risorse per la giusta transizione negli NDCs (Nationally Determined Contributions – contributi determinati a livello nazionale di riduzione delle emissioni e politiche per il clima da adottare nell’ambito dell’Accordo di Parigi) che dovranno essere aggiornati entro il febbraio 2025 per essere pronti per la COP30 di Belem.

 

Il progetto SOCIAL GREEN DEAL ha, inoltre, evidenziato la necessità di azioni specifiche nei singoli paesi. Per quanto riguarda i paesi coinvolti nel progetto il partenariato esprime le seguenti raccomandazioni volte ad accelerare la giusta transizione ed a rafforzare il ruolo della contrattazione, del dialogo sociale e delle relazioni industriali nella gestione dei processi di transizione ecologica, anche con l’obiettivo di superare i divari territoriali e creare opportunità di sviluppo ed occupazionali per le aree vulnerabili:

  • attivare urgentemente un confronto tra Governo e parti sociali che – a partire dagli impegni assunti nella “Risoluzione relativa a una giusta transizione verso economie e società ambientalmente sostenibili per tutti” adottata nell’ambito della 111° ILC 2023 – definisca modalità di governance partecipata, piani, misure e risorse per una giusta transizione ecologica;
  • attivare percorsi di governance partecipata e di contrattazione nella costruzione, attuazione, monitoraggio e valutazione dei piani strategici per il clima e l’energia, l’adattamento ai cambiamenti climatici e per la biodiversità, che risponda a criteri di giustizia climatica e sociale, in cui devono essere coinvolte le parti sociali, la società civile organizzata, gli enti locali e le comunità;
  • adottare leggi sul clima, in linea con le disposizioni europee e fondata sulle evidenze scientifiche, che definisca obiettivi vincolanti e finanziamenti per un’azione climatica ambiziosa ed equa, nel rispetto dei target europei di riduzione delle emissioni del 55% al 2030 e del 90% al 2040, rispetto al 1990 e di neutralità climatica al 2050, individuando tappe intermedie e percorsi di uscita da tutti i combustibili fossili, compreso il gas;
  • assumere un forte ruolo dello Stato in economia per guidare la transizione ecologica e digitale, anche con la creazione diretta di occupazione (lavoro garantito) e con la costituzione di un’Agenzia per lo sviluppo sostenibile;
  • rivedere i piani industriali e degli investimenti delle grandi partecipate statali del settore energetico, con l’obiettivo di accelerare la transizione energetica;
  • accelerare la transizione energetica, indirizzando tutti i nuovi investimenti pubblici verso la produzione di energie rinnovabili, in risparmio ed efficienza energetica, nei sistemi di accumulo, nell’elettrificazione dei consumi e nelle interconnessioni elettriche intelligenti, evitando di disperdere risorse nelle false soluzioni quali CCS (cattura e stoccaggio di carbonio), nucleare, idrogeno non da fonti rinnovabili, anche per garantire ai paesi sicurezza energetica e il contenimento dei prezzi con conseguenti benefici economici per i cittadini e per la competitività delle imprese;
  • investimenti e sostegno per la ricerca e lo sviluppo delle tecnologie e delle filiere strategiche per la decarbonizzazione, in linea con la direttiva europea Net Zero Industry Act e la verifica aggiornata del fabbisogno degli investimenti necessari per la transizione energetica e l’individuazione/programmazione delle risorse necessarie a copertura;
  • l’eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi, compresi quelli alle fonti fossili, entro il 2025;

Infine, il partenariato del progetto SOCIAL GREEN DEAL ha messo in evidenza la necessità di rafforzare le conoscenze e le capacità delle organizzazioni sindacali di incidere nella contrattazione per transizioni giuste ed inclusive, esprime pertanto le seguenti raccomandazioni rivolte alle organizzazioni sindacali che hanno partecipato al progetto:

  • fare formazione a tutti i livelli dell’organizzazione per rafforzare la conoscenza sulla crisi climatico/ambientale e sulla sostenibilità, sulla giusta transizione, sugli strumenti per agire a tutti i livelli, dal nazionale al singolo luogo di lavoro, da parte di confederazioni e categorie;
  • intensificare le assemblee nei posti di lavoro per definire percorsi di transizione ecologica e digitale da portare avanti anche in alleanza con le comunità, gli enti locali e associazioni e movimenti presenti sul territorio;
  • rafforzare l’azione sindacale per un radicale cambiamento di sistema e per l’affermazione di una giusta transizione e di un modello di sviluppo sostenibile;
  • promuovere lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili a partire dalle nostre sedi, con la contrattazione per lo sviluppo sostenibile negli enti locali e con la contrattazione aziendale;
  • opporsi con fermezza agli investimenti che arrecano danni al clima e all’ambiente, rivendicare l’applicazione del principio di Do Not Significant Harm (DNSH) per tutti gli investimenti pubblici, criteri ambientali negli appalti pubblici e rigide condizionalità ambientali-climatiche e sociali per tutti i sostegni alle imprese;
  • alzare il livello di impegno e conflitto per una giusta transizione, integrando le questioni ambiente/clima nelle relative piattaforme e rivendicazioni su politiche energetiche, industriali, economiche, fiscali e occupazionali;
  • essere pronti per il cambiamento nel mercato del lavoro, rivendicando la piena e buona occupazione, i diritti e le tutele del lavoro, l’eliminazione dei divari occupazionali, superando le rigidità settoriali;
  • rivendicare l’eliminazione dei SAD (sussidi ambientalmente dannosi) e il ruolo del sindacato nel definire misure compensative e investimenti delle risorse recuperate per evitare impatti sociali ed occupazionali;
  • rafforzare le alleanze con movimenti, associazioni ambientaliste, studentesche, comunità, mondo accademico e con quella parte del mondo imprenditoriale che condividono la nostra visione;
  • aprire tavoli di trattativa con le aziende per verificare la corretta osservanza dei doveri di diligenza sui rischi in materia di diritti umani e di ambiente e della rendicontazione di sostenibilità, secondo le disposizioni europee.
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